L’arte del tarantismo nel Salento: un rito millenario
In Italia non si contano le feste e le tradizioni che animano città e borghi: sono eventi che sono parte integrante del patrimonio culturale di un luogo e in Salento ve ne sono davvero moltissimi, dalla Danza delle Spade alle Luminarie di Scorrano, fino alle Tavole di San Giuseppe e alla Taranta.
Il fenomeno del tarantismo, oggi ormai conosciuto in tutta Italia, ha origini molto antiche e pare che persino Leonardo Da Vinci fece delle riflessioni su questo rito coreutico nato per scacciare il dolore dalle donne punte dalle temute tarantole.
Conoscere il tarantismo significa anche esplorare i luoghi legati a questo affascinante fenomeno, da Galatina ad Acaya.
La nascita del tarantismo in Salento
Nonostante fosse un rito abbastanza diffuso in tutto il sud Italia, il tarantismo attecchì principalmente in Puglia e in particolare in Salento: molti affermano che qui il rito si sia fondamentalmente collegato alle menadi greche o al mito di Atena che trasformò in ragno una tessitrice.
In ogni caso il tarantismo nasce come un rito pagano a cui venivano sottoposte le donne che, lavorando nei campi per raccogliere il grano, erano più soggette alle dolorose punture di ragni come la Lycosa Tarantula, che causavano anche violente contrazioni e spasmi muscolari.
In passato si pensava che il veleno poteva essere scacciato e letteralmente consumato, con tutti i suoi dolorosi effetti, solo consumando più energie possibili: così le tarantate venivano portate nella piazza del paese o nelle case e invitate a ballare.
Al suono di armoniche, violini, tamburelli e organetti, la donna cominciava a ballare in maniera frenetica, dimenandosi e saltellando, in gesti che venivano visti, sotto un certo punto di vista, anche erotici.
La danza, chiamata anche Pizzica, avveniva al cospetto di un cerchio di persone e poteva andare avanti ore o settimane, fino a quando la malcapitata poneva fine a quella che sembrava una vera e propria lotta contro il ragno, cadendo sfinita per terra.
Questo rituale però era troppo pagano e quasi dionisiaco per poter essere tollerato dalla religione cristiana: si decise allora di legarlo al culto di San Paolo, il santo che si salvò dal morso di un serpente durante il suo soggiorno a Malta.
La taranta cominciò così a svolgersi nelle chiese o comunque in casa, con la malcapitata che ballava sopra un lenzuolo bianco con le immagini di San Paolo e di San Pietro poste in angolo della stanza. Quando la guarigione avveniva, ci si recava in chiesa per ringraziare San Paolo per la sua intercessione.
I luoghi della Taranta e il Festival itinerante
La prima chiesa che ha accolto il rito del tarantismo è quella di San Paolo a Galatina, nel cuore della Grecìa Salentina, un borgo considerato un piccolo museo alla luce della ricchezza artistica in esso custodita, tra palazzi nobiliari ed edifici di culto.
La Chiesa di San Paolo, inglobata oggi nel Palazzo Tondi, risale al XIII secolo e custodisce al suo interno al Cappella delle Tarantate: si narra che sia nata nello stesso luogo in cui San Paolo si fermò, assieme all’apostolo Pietro. Pare che il santo, per ringraziare dell’ospitalità ricevuta, offrì la propria santa protezione a tutte le tarantolate che, dopo un segno della croce sopra la puntura, avrebbero bevuto l’acqua del pozzo, ancora oggi presente nella cappella.
Anche ad Acaya, uno dei più bei borghi fortificati d’impronta rinascimentale di tutto il sud Italia, c’è la Cappella di San Paolo Apostolo, edificata nel 1750: in questa chiesa dalla facciata sobria, le tarantolate venivano portate per guarire dalle punture dei ragni con l’intercessione di San Paolo.
Dal 1998, con lo scopo di promuovere questo rito coreutico, va in scena il Festival della Taranta, nato da una collaborazione tra i comuni della Grecìa Salentina e l’Istituto Diego Carpitella. Ogni anno, in estate, questo festival anima molti borghi salentini, da quelli dell’enclave linguistica della Grecìa Salentina ad altri come Lecce e Nardò.
Questa musica tradizionale, accompagnata da balli sfrenati, trova espressione non solo nella sua forma più pura e autentica, ma anche in commistioni affascinanti con altri generi musicali, dal rock all’indie fino al jazz.
Non mancano poi gli ospiti internazionali che hanno contribuito a diffondere la passione per il tarantismo salentino in tutto il mondo: la diretta sulla rete ammiraglia RAI della Notte della Taranta a Melpignano, ossia il Concertone finale, ha suggellato il successo di questo antico e affascinante rito del Salento.