Scopriamo insieme la Grotta Romanelli: storia e bellezze del Salento
Attualmente la grotta è visibile solo dal mare e dall’esterno, ma non è permesso entrarci per via degli studi approfonditi che gli esperti vogliono fare al suo interno. Probabilmente in futuro, rappresenterà l’ennesima meraviglia del Salento da ammirare durante apposite escursioni, per scoprire la sua incredibile ricchezza di storia ed arte, oltre che paesaggistica.
Alla scoperta della storia di Grotta Romanelli
Quando gli studiosi guidati da Stasi scoprirono Grotta Romanelli, la trovarono piena di cumoli di terra rossa e bruna, al cui interno si conservavano reperti di importantissimo valore storico, risalenti al Paleolitico. Oltre agli strumenti in pietra e a pietre incise, incredibile si rivelò la scoperta di tre scheletri umani e varie ossa appartenenti a uomini di struttura moderna, arrivati dall’Africa circa 35.000 anni prima. Questi uomini vengono designati come “uomini delle Terre Brune”.
Il Paleolitico romanelliano
In seguito alla scoperta della Grotta Romanelli, in Italia tra gli esperti del settore si è diffusa l’espressione “paleolitico romanelliano”, usata per indicare una fase temporale della terza ed ultima suddivisione del Paleolitico, che nella convenzione d’Europa, Africa e Asia corrisponde al Paleolitico superiore.
Durante questo periodo iniziarono le prime manifestazioni artistiche dell’uomo cosiddetto moderno. Si tratta di arte mobiliare e arte parietale e si manifesta con pitture anche rupestri che raffigurano segni e animali stilizzati. Le scene ritraggono momenti del quotidiano come la caccia e sono rappresentate attraverso una predominanza di linee; altre pitture, invece, ritraggono figure umane. Grotta Romanelli, i cui graffiti sono stati considerati i più antichi d’Italia, è incredibilmente significativa perché testimonia la presenza di insediamenti umani nel Salento durante il paleolitico superiore.
Gli animali della grotta Romanelli
Grazie al ritrovamento dei resti di animali all’interno della grotta, è stato possibile attestare che un gran numero di animali trovava rifugio in questa parte dell’Italia. Curiosamente si tratta di una fauna tipicamente africana, come l’elefante e il rinoceronte. Tuttavia, è stato scoperto che la grotta offrì riparo anche ad un tipo di pinguino tropicale e all’estinta alca in penne. Dai ritrovamenti di questi animali si è potuta comprendere anche la conformazione del Salento.
Oggi famosa anche per le sue splendide spiagge, un tempo si affacciava su una savana. Con l’arrivo della glaciazione, la savana divenne una specie di tundra e comparvero anche gli animali polari e, proprio grazie alla scoperta della grotta, gli studiosi stanno definendo e ricostruendo le varie epoche preistoriche che hanno caratterizzato la vita nel tacco d’Italia.
Fonte Immagine: www.salogentis.it